Ciao Rise, grazie per la disponibilità nel rispondere alle nostre domande!
Domanda classica per scaldarci: come hai scelto il tuo nome d’arte? Da cosa deriva?
RISE: Rise, che ormai nella mia vita ha sostituito in tutto per tutto Marco Martinelli, il mio nome anagrafico, significa “sorgere/ crescere / aumentare” legato principalmente all’ossessione di mettersi costantemente alla prova per superare i propri limiti. *
La R, la S e la E sono inoltre tra le lettere più belle da utilizzare in ambito spray, da ragazzino mi divertivo a fare qualche murata e Rise spaccava come tag.
Come per molti miei colleghi ho passato anni a spiegare a presentatori radiofonici e televisivi che doveva
essere pronunciato com’era scritto e non come richiede la lingua inglese. Diciamo che con il tempo ho
avuto modo di farmi conoscere togliendomi qualche soddisfazione quindi sono riuscito a vincere la mia
battaglia in questo ambito (ride)
Sei conosciuto in tutta Italia per le tue straordinarie capacità da Beatboxer ma, con la tue ultime canzoni
(“Solo Con Te”, “U.F.O” e “Un Passo Più In Là”) in collaborazione con Mastermaind, hai mostrato le tue
abilità come cantante. Vorremmo sapere: come sei venuto a contatto con il mondo hip hop e della musica in generale?
RISE: La passione per la musica in generale, per la cultura black e per l’ Hip Hop mi è stata trasmessa
principalmente da mio padre, chitarrista e culture della musica in generale.
In quegli anni aveva fatto un viaggio a New York con mio zio e aveva portato in Italia i dischi di forse tutti i più grandi classici Hip Hop sul mercato, dai Wu-Tang ai Fugees, da 2Pac ai Public Enemy, Guru, Jazzmatazz, Missy Elliott e così via. Ricordo che mi disse “ascolta 2Pac è lui che ha inventato il rap”, io ci credetti e ingenuamente fu così che mi avvicinai a questo mondo.
Da li a breve mi appassionai di fanzine, writing, skateboarding e soprattutto di Rap Italiano. Dai 12 in poi nelle mie cuffie suonavano solo Lord Bean e Fritz Da Cat, hit come “street opera” che poi nel mio primo album ho avuto l’onore di reinterpretare con il beatbox sul campione originale di Fritz, Bassi Maestro, Joe Cassano, Ape, CDB, Fibra, Vacca, Marcio e così via, molti artisti con i quali ho poi avuto poi il piacere di collaborare.
Sempre a riguardo di questi ultimi lavori: Cosa ti ha spinto per la prima volta nella tua carriera artistica a
cantare oltre a fare beatbox?
RISE: Non ti nascondo che dopo quasi 10 anni di carriera di Beatbox, migliaia di palchi, dischi, spot
pubblicitari, collaborazioni e così via avevo bisogno davvero di darmi nuovi stimoli e di mettermi
fortemente alla prova. Negli anni molti amici e colleghi hanno tentato di farmi intraprendere questo
percorso canoro ma io non me la sono mai sentita.
Credo che una persona debba fare unicamente quello che si sente di fare, anche se spesso questo va nella
direzione opposta a quello che conviene.
Mastermaind, amico e produttore di enorme talento con il quale ho lavorato molto negli ultimi anni anche come sound designer nelle pubblicità che mi hanno visto protagonista, è stato l’ultimo a spronarmi in questo senso, ma anche il primo a crederci davvero più di chiunque altro. Ho quindi dedicato tutta la mia vita al beatbox fino a quando non ho sentito la necessità di aggiungere un’ altro tassello al mio percorso creativo.
Io ora mi sento un ragazzino che accende il microfono per la prima volta, amo sperimentare e ho scoperto un amore per la scrittura senza pari. Ho sempre scritto in realtà, ma questo non l’ha mai saputo nessuno.
Hai collaborato con alcuni dei nomi più importanti della scena hip hop italiana, realizzando molte canzoni di spessore.
C’è qualche artista, della scena nostrana, con cui ancora non hai collaborato e con cui vorresti farlo?
E invece qualche esponente delle scene estere?
RISE: Beh ce ne sono molti, ma al momento credo sia un po’ prematuro parlarne.
Sento di aver troppo da dire, come se in realtà non avessi mai parlato. Non so quante strofe e idee ho
appuntate sul mio telefono e quindi al momento ho solo voglia di produrre musica, scriverci sopra fino a
quando non avrò voglia di condividere questo percorso con qualcun altro. Poi…mai dire mai.
Negli ultimi anni, si sentono molte discussioni riguardo la “diatriba” tra Rap e Trap, con chi sostiene che
sia una meglio dell’altra e viceversa. Che ne pensi a riguardo?
RISE: La Trap è solo un’evoluzione a livello stilistico e sonoro del Rap, è totalmente sbagliato parlarne come se fossero 2 generi differenti. Nel nostro paese si tende sempre a dover catalogare qualcosa, per facilità di comprensione probabilmente o semplicemente per ignoranza. Prima che arrivasse la trap ci sono state tante piccole evoluzioni e contaminazioni che hanno portato a far si che si creasse il suono che oggi utilizziamo, discorso che vale per tutta la musica in generale.
Io credo che la sperimentazione sia la chiave di tutto, in ogni ambito creativo e non.
Per entrare più nello specifico io sono un cultore delle melodie, sia a livello strumentale che vocale, e in
questo la Trap basa molto del suo successo.
Mi piace il suono che dà l’808 come mi piace campionare una batteria acustica. Amo però che i testi mi
raccontino qualcosa come gli artisti che ascoltavo da ragazzino e mi piace il rap tecnico utilizzato dove deve essere usato, senza abusarne.
Stai parlando con un pazzo che ha dedicato la sua vita a fare suoni con la bocca e a produrre dei dischi in
beatbox per la grande distribuzione del mercato discografico.
E’ difficile che io rimanga chiuso in un solo genere e che mi piaccia esclusivamente una sonorità ben
precisa.
Non dimentichiamoci che in ambito creativo, qualsiasi artista o genere musicale che sia, ha dei lati negativi e positivi e ognuno di noi li percepisce in maniera differente. Sta roba non ha regole, è questa la figata.
Nell’arte del beatbox, come in quella del rapping, attualmente in Italia ci sono moltissimi emergenti che tentano di farsi strada in una scena molto varia e articolata.
Semmai avessi la possibilità di dare qualche consiglio a questi ragazzi, cosa consiglieresti?
RISE: Il mio consiglio è quello di crederci più di chiunque altro e di trovare un proprio suono, senza emulare nessuno. Essere se stessi, divertirsi e lavorare con dedizione su noi stessi è alla base per fare arte come si deve.
Un punto fondamentale è quello di ricordarsi sempre il perché lo si fa e non il “per cosa”. Credo che fare
arte per un fine economico sia il miglior modo per suicidarsi creativamente.
Non credete agli artisti che dicono di farlo solo per soldi, se l’avessero fatto solo per quello dall’inizio, non sarebbero dove sono ora e non sarebbero stati in grado di scrivere o creare certi capolavori.
Con “L’Oro In Bocca” hai dimostrato le tue qualità, tirando fuori un lavoro di alto livello che comprende collaborazioni con molti artisti di grandissimo spessore.
Con i tuoi ultimi singoli hai solo riconfermato le tue capacità tecniche, ampliando il settore di tua competenza e portando alla scena italiana qualcosa di innovativo (cosa davvero complessa negli ultimi
tempi).
Sei soddisfatto dei risultati ottenuti?
RISE: Sono soddisfatto di me stesso e di aver capito che posso dire la mia anche in questo ambito, ma so di dovermi applicare molto e di aver tanto da imparare soprattutto perché quelli che avete sentito sono
effettivamente i primi 3 pezzi che ho realizzato e non i primi 3 che ho scelto di pubblicare.
• Rise & Mastermaind – SOLO CON TE
• Rise & Mastermaind – U.F.O.
• Rise – UN PASSO PIU’ IN LA’ (Prod Mastermaind)
Questo mi rende consapevole delle mie capacità perché credo di aver fatto un bel lavoro ma ad ogni traccia cerco di migliorarmi e come per ogni cosa scopro lacune da migliorare e tecniche da affinare.
Mi impongo solo, per quella che è la mia esperienza, che ogni nuovo pezzo sia migliore rispetto a quello
prima…fino a quando sarà così, vivrò sereno.
Passo la maggior parte del mio tempo in studio, il progetto è composto da una prima fase di produzione
musicale a 4 mani con Mastermaind, fatto di creazione di melodie, scelte di suoni e di struttura di un brano, su cui poi applichiamo drum in beatbox e effetti vocali per poi chiudere il tutto in sessioni di scrittura e di registrazione delle voci.
Questo fa in modo che io e Ste (Mastermaind) abbiamo piena visibilità entrambi di tutte le parti che vanno a creare il brano compreso mix e master del pezzo così da avere due teste sulla scelta di ogni sfumatura.
Un progetto del genere non è mai stato presentato, sicuramente in Italia ma che io sappia nemmeno in
Europa o nel mondo, come per quasi tutto quello che cerco di fare.
Hai lavorato o stai lavorando a qualche nuovo progetto ultimamente oltre ai singoli che hai pubblicato negli ultimi mesi?
RISE: Al momento sono totalmente chiuso in studio a macinare ore al microfono e a produrre nuovi brani.
Questo è il mio primo progetto indipendente senza alle spalle nessun tipo di contratto.
Anche a livello burocratico e di gestione è qualcosa di totalmente nuovo per me e non ti nascondo che sto
dormendo davvero poco. Abbiamo tanta musica nuova pronta e ho già testi scritti per un paio di dischi ma il massimo della potenzialità di questo nuovo percorso sarà live, tra beatbox, strumenti suonati dal vivo, loopstation, jam session e ovviamente brani e parti cantate, stiamo lavorando anche in quella direzione.
Curare tutto da solo porta via tante energie ma insieme a chi mi segue da tempo per il beatbox e a chi sta
approcciando ora alla mia musica grazie al cantautorato, spero di creare un qualcosa di nuovo, qualcosa
che rimanga nella storia rispetto alla musica usa e getta del quale ormai si nutre il nostro mercato.
Siamo arrivati al termine, ti ringraziamo per averci dedicato il tuo tempo!
L’ultima cosa che ti chiediamo è di salutare i nostri lettori, mentre consigliamo a chiunque stia leggendo l’ascolto degli ultimi lavori (con un sound veramente innovativo) di Rise in collaborazione con Mastermaind!
RISE: Un saluto ai lettori di Exclusive Magazine, portate in alto il Beatbox italiano!