Qual è il ruolo dei manager nel rap game? Rispondere a questa domanda è molto semplice. Innanzitutto, che figura è e che ruolo ricopre?
Possiamo dire che un buon artista necessita di un degno manager, in modo da potersi dedicare al meglio alla stesura dei testi e alle canzoni in generale. Al manager spetta tutto il resto: mantenere contatti, discutere ingaggi, occuparsi della vendita del merchandising e tanti altri fattori. Nei migliori casi si tratta di persone con comprovata esperienza nel settore, esperti chiaramente di musica e con forte spirito d’iniziativa. L’artista mette nelle mani del suo manager gran parte degli aspetti della sua carriera, ecco perché occorre fidarsi ciecamente; un esempio può essere quello di Fedez, che per non rischiare ha preferito scegliere la propria madre, insegnandole il lavoro ed i segreti del mestiere. Annamaria Berrinzaghi è infatti la cosiddetta “momager”, come definite in America figure del suo calibro, che gestiscono gli affari ed il successo dei figli.
Anche una persona appartenente al mondo dello spettacolo e strettamente collegata all’ambiente hip-hop si è espressa su questo tema, si tratta di Antonio Dikele Distefano, il quale durante l’intervista sul canale Youtube di Marco Montemagno ha collocato la figura del manager all’interno del team ideale che un artista deve necessariamente avere: “Se sei un artista devi sempre avere qualcuno che ragioni in maniera diversa e che sia più intelligente di te. Non puoi essere uno scappato di casa e avere come manager uno scappato di casa”. Così lo scrittore demolisce le speranze di tanti giovani con un’amara verità, affermando di non credere al sogno americano secondo il quale “io ce l’ho fatta, dunque mi porto dietro tutti i miei amici”. Va avanti poi elencando alcune caratteristiche immancabili che deve possedere: “devi avere qualcuno che conosca il sistema, che abbia voglia di imparare e che sappia parlare con le major”.
Una figura di spicco, tra le migliori nel suo settore, è certamente Paola Zukar, manager di Fabri Fibra, Clementino e Marracash e autrice del libro “RAP”. Si approccia alla cultura hip-hop in America da giovanissima, e decide ben presto di cambiare le regole anche in Italia. Ama il suo lavoro e parlare di ciò, ed è riuscita a conciliare la sua personalità estroversa col mondo del rap, adattandola perfettamente. “Nel management il lato umano è importantissimo, l’avevo già capito in America […] l’aria che si respirava era quella di una trattoria di famiglia” afferma Paola in una delle tante interviste rilasciate. E’ importante anche saper riconoscere l’importanza del proprio operato, che è comunque subordinato a quello dell’artista coinvolto, e a proposito di questo sostiene che “l’artista compie l’85% del lavoro”. In ogni caso, il rap game non ammette imbrogli o raggiri di alcun genere, soprattutto da parte di chi deve ricoprire ruoli di importanza così elevata: la Zukar, come anche tanti altri suoi colleghi, è convinta del fatto che la raccomandazione non funzioni per niente, e che subentri invece la meritocrazia, perché “se non sei buono non combini nulla”.
Tra altri manager di artisti importanti possiamo ricordare Emiliano Ronchi (più noto come Emi lo Zio, manager di Gué Pequeno) e Simone Aaron Efrati. Quest’ultimo, legato a Laioung, è correlato anche al mondo della politica ed è ospite in numerose dirette nel profilo Instagram del suo artista, tanto ormai da essere conosciuto tra i suoi fans più accaniti.
Insomma, un valido artista non può operare da solo e necessita di un manager che gestisca per lui il suo giro d’affari, in modo da potersi concentrare solo sulla musica. Bisogna però stare attenti a chi ci si affida, in modo da non rischiare di compiere scelte azzardate durante il corso della propria carriera.
Articolo a cura di Francesco Lobina!